Lo scorso giovedì 11 luglio un convegno ha fatto il punto sulla situazione della regione Sardegna rispetto alle malattie trasmesse dalle zanzare.
Una sorta di Stati generali della lotta agli arbovirus, classe di più di un centinaio di virus trasmessi non solo da zanzare, ma anche da zecche e flebotomi (comunemente noti col nome di “pappataci”), che possono essere causa di infezioni anche importanti. Su invito del Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Assessorato alla salute della Regione Sardegna e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, professionisti del sistema sanitario regionale e nazionale si sono dati appuntamento a Cagliari per discutere delle migliori esperienze e delle procedure per contrastare i virus, con particolare riguardo ad un virus “emergente”, come Dengue.
Gli intervenuti hanno espresso una certa preoccupazione a causa dell’aumento dell’incidenza della dengue negli ultimi decenni. Dai 505.430 casi registrati nel 2000 si è passati ai 5,2 milioni del 2019, (casi registrati dall’
Organizzazione Mondiale della Sanità). Dopo una diminuzione dovuta al blocco degli spostamenti degli anni di pandemia, il 2023 ha visto un nuovo balzo in avanti con oltre 6,5 milioni di casi e più di 7300 decessi. Sebbene sia asintomatica nell’80% dei casi, al crescere del numero di infezioni cresce anche il numero dei casi più importanti. Le zanzare femmine infette sono il veicolo preferenziale con cui il virus viene trasmesso all’uomo, ma la Dengue può essere trasmessa anche per via materna e donazioni di organi e trasfusioni, benché i casi siano estremamente rari.
La crescita dei casi, soprattutto secondo i professionisti di medicina umana intervenuti, è un fenomeno da tenere sotto controllo e, soprattutto, è importante che i sintomi vengano riconosciuti il più presto possibile, in modo da approntare le cure adeguate. I criteri da tenere presente dal punto di vista di una diagnosi sono di tre tipi. Il criterio clinico, con analisi dettagliata dei sintomi, i test di laboratorio, e un’anamnesi su spostamenti o residenza nelle 2 settimane precedenti in un’area con presenza di Dengue. Le aree del mondo a rischio, riconosciute dal
WOAH (World Organisation for Animal Health) sono Sud America, sud est asiatico e Africa centrale.
Infine, una delle indicazioni emerse dalla giornata è l’importanza cruciale della comunicazione ai cittadini - sia per la prevenzione sia per aiutarli a riconoscere tempestivamente eventuali sintomi -ma anche la comunicazione interna a tutte le categorie di professionisti coinvolti.
Tante le voci che si sono alternate sul tavolo dei relatori: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, AOU di Sassari e Cagliari, ASL Gallura, Provincia di Sassari, IZS Abruzzo e Molise. Tema comune agli interventi è un approccio integrato e globale, un lavoro transdisciplinare tra professionisti, per tendere a salute e benessere di persone, animali ed ecosistemi. Gli interventi sono stati coordinati dal Direttore Generale facente funzione dell’IZS Sardegna, dott. Sandro Rolesu, e dal dott. Angelo Ruiu, responsabile della struttura complessa dell'IZS di Oristano.
A definire il quadro completo del fenomeno hanno contribuito inoltre il dott. Francesco Maraglino, Direttore dell’Ufficio “Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale” del Ministero della salute, e il dott. Giovanni Filippini, Direttore Generale della Salute animale al Ministero della Salute, già Direttore Generale dell’IZS Sardegna.
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